Che cos’è il Laboratorio dell’immaginario?
Il laboratorio dell’immaginario, riconducibile al modello teorico analitico-immaginativo, (Jung, Klein, Kohut, Desoille, Simeti, Fabre), viene ideato ed applicato negli anni ‘80 da Francesco Simeti, neuropsichiatra e psicoterapeuta. Questa metodica è caratterizzata da processi di attivazione e rielaborazione dell’immaginario. Disegni, fiabe, giochi, drammatizzazioni, musica e stimolazioni di rêveries attraverso l’opera d’arte, costituiscono i meedia simbolici privilegiati attraverso i quali lo psicologo entra in contatto con i bisogni o le difficoltà del soggetto.
L’interazione empatica in uno “spazio creativo” condiviso consentirà al soggetto o al gruppo di vivere “nuove esperienze immaginative”, favorevoli per stimolare la creatività, le capacità di resilienza (capacità di trasformare le ferite che la vita ci infligge in occasioni di crescita e di miglioramento) o per attivare un positivo ed armonioso sviluppo.
Il Laboratorio dell’Immaginario, utilizzato inizialmente in ambito clinico, ha trovato in seguito una valida applicazione psico-pedagogica, stimolando lo sviluppo delle capacità espressive, il contatto con le proprie emozioni e costituendo uno strumento di straordinaria efficacia per la consapevolezza di sé e il miglioramento della propria autostima.
Per la dimensione ludico-creativa che lo caratterizza, costituisce il linguaggio più idoneo per comunicare con bambini e adolescenti, ma anche con adulti che si lascino coinvolgere in attività di partecipazione e immaginazione condivisa.
Come Funziona
I simboli, grazie ai quali si esprime la funzione immaginativa, consentono la rappresentazione delle emozioni e dei vissuti inespressi. Dolore, rabbia, paura, ma anche gioia e potenzialità prendono forma attraverso colori, ambienti e personaggi, in narrazioni e disegni che esprimono simbolicamente il palcoscenico interiore della persona.
L’interazione simbolica con la dimensione immaginativa consente allo psicologo di attivare le capacità espressive e creative del soggetto, stimolandone la motivazione e le possibilità relazionali, prevenendo situazioni di disagio.